martedì 10 dicembre 2013

Se un pomeriggio d'inverno AMELIS e MED...

Montepulciano, 6 dicembre 2013.
Lo scenario che ci ha accolto è uno di quelli che non si dimentica facilmente. Il pomeriggio di formazione promosso dalla Rete di scuole AMELIS e dal MED-Toscana si è svolto nella suggestiva cornice del centro storico di Montepulciano: un piccolo gioiello del senese immerso nel tipico paesaggio collinare toscano.
Non di minore "bellezza" è stato lo spessore della presentazione offerta dai vari relatori sugli esiti del Progetto Innovascuola-AMELIS che ha visto lavorare insieme per due anni, dieci scuole primarie di tre province (Prato, Siena, Perugia). I risultati della riflessione pedagogica e delle pratiche didattiche che ne hanno costituito l'ossatura, sono stati sapientemente raccolti in un bel volume e in un'apposita piattaforma che vengono offerti come risorse liberamente fruibili nell'ottica delle OER (Open Educational Resources).
Il dirigente Marco Mosconi, nell'aprire i lavori al teatro Poliziano, ha ricordato come l'entusiasmo iniziale suscitato dall'approvazione (su ben 1800 scuole) del progetto elaborato dalla rete AMELIS sia stato talvolta messo a dura prova, ma anche come col concorso dell'Univerità, dei docenti e delle segreterie delle scuole coinvolte, ci si possa vantare che un progetto così complesso sia stato non solo portato a conclusione, ma abbia anche prodotto pubblicazioni (volume cartaceo, cd con tutte le 100 risorse prodotte, piattaforma web) utili allo sviluppo professionale dei docenti. Un percorso di rara qualità che meriterebbe ben più risonanza, anche mediatica, di quanto di solito riusciamo a fare con le esperienze scolastiche.
La professoressa Maria Ranieri che ha guidato direttamente, e fin dall'inizio, tutte le fasi del percorso e ha curato l'edizione del libro Risorse educative aperte e sperimentazione didattica (opera distribuita in Open Access), nella sua relazione ha sottolineato come il successo di tali sperimentazioni dipenda fortemente dalla reattività dei partecipanti, che in AMELIS è stata addirittura paradigmatica, e come sia interessante per l'accademia, forte di una teoria quale punto di partenza indispensabile per comprendere la realtà, lo scendere in campo e misurarsi con le pratiche. I nodi concettuali della Open Education, della Collaborazione tra scuole e della Formazione dei docenti sono stati i pilastri dell'architettura di fondo attraverso cui si sono potuti leggere, testare, validare i dati delle pratiche e farne documento di divulgazione scientifica. La presenza della LIM, quale strumento tecnico, è stata messa a servizio della co-progettazione e della co-sperimentazione (lesson study) per investigarne le potenzialità in relazione al miglioramento dell'attività formativa dei docenti e della qualità delle risorse didattiche prodotte per la LIM stessa. Tra i risultati è emersa con forza l'importanza della collaborazione che sembra essere la condizione-principe per avviare e guidare l'innovazione nella (e della) scuola. La validazione tra pari, però, ha evidenziato anche come tra i docenti siano ancora presenti delle resistenze in termini valutativi e come nella scuola ci sia ancora da sviluppare una cultura della valutazione nel senso della "messa a valore" da contrapporre a quella ancora prevalente della valutazione come giudizio.
Con la presentazione dell'insegnante Cristina Castri dell'Istituto «Primo Levi» di Prato, che ha curato la pubblicazione delle risorse in rete, siamo passati ad analizzare nel dettaglio la ricchezza e la scientificità della documentazione che accompagna e qualifica ciascuna delle dodici esperienze inserite in piattaforma. Tale patrimonio di contributi arricchito da una scheda metodologica (comprensiva di abstract, informazioni generali, descrizione delle caratteristiche del prodotto e del processo, percorso didattico spiegato passo dopo passo) e da una scheda di valutazione (con in evidenza i punti di forza/di debolezza, i caveat, i possibili sviluppi "pensando in grande" enucleati dalle scuole sperimentatrici) è un piccolo tesoro per chi voglia effettuare un percorso centrato non sullo strumento (LIM) ma sull'ambiente di apprendimento che intorno ad esso si può costruire.
Un concetto che è stato ribadito negli interventi dei docenti Modestini di Assisi e Filippeschi di Siena che hanno puntualizzato come una tale esperienza, proprio a partire dall'uso delle tecnologie, abbia di fatto moltiplicato in maniera esponenziale il quadro delle possibilità didattiche, ma anche come a fare la differenza sia sempre stata "la sceneggiatura della lezione e non la mera presenza della tecnologia in classe".
A conclusione dei lavori è stata avviata una sessione di riflessione su "Literacy e nuove tecnologie" che, a partire dagli interventi di Stefania Carioli e Liana Peria, ha spostato l'attenzione dei partecipanti sui nuovi alfabetismi richiesti dalla lettura e dalla scrittura tipiche dell'era digitale e ha cercato di coniugarli con il respiro che è proprio dell'approccio della Media Education.
Stefania Carioli, dottoranda presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze e membro del MED, ha offerto un contributo che a partire dai dati del PISA2009 ha mostrato come la lettura continui ad essere una componente critica dell'apprendimento sia nel senso della sua fruizione tradizionale che in quello della digital reading. Quest'ultima, in termini di "lettura profonda dell'ipertesto online", pone al lettore questioni di autoregolazione che non sono ancora ben focalizzate nelle comuni pratiche didattico-educative. Un dato che richiede l'impegno diretto della ricerca sperimentale per indagare la potenzialità di specifiche tecniche, come quella del think aloud, nel permettere forme di modellamento capaci di diventare strategia di apprendimento e potenziamento della comprensione.
Liana Peria, dottoranda presso il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni dell’Università di Firenze e membro del MED, ha condiviso le sue riflessioni sulle peculiarità che va assumendo la scrittura odierna col suo affidarsi sempre più frequente ad un digitale fruito nei tempi e nei luoghi dell'esperienza mobile (tablet, smartphone). Una digital writing che ha sempre più i tratti della conversazione che non quelli più profondi e strutturati della cosiddetta scrittura "proposizionale" che è anche architettura del pensiero e palestra per quello sviluppo cognitivo che da sempre ha avuto ampio spazio nell'ambito degli apprendimenti scolastici.